Così rinasce un quartiere (3)

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Eravamo arrivati in piazza Sant’Anna (mandamento Kalsa), proprio di fronte la chiesa omonima il cantiere di recupero del palazzo appartenuto ai Reggio (o Riggio) e Branciforte, principi di Campofiorito. Il palazzo è stato molto rimaneggiato nei secoli, tanto che l’unica prova di una passata nobiltà è lo scalone interno (che a quanto sembra non verrà al momento recuperato):

lo scalone monumentale con decori in stucco barocchi:

Dirigendoci verso la via Cagliari e piazza Teatro S. Cecilia possiamo notare i diversi palazzetti recuperati che fanno da contorno al Teatro di S. Cecilia, il cui cantiere è stato concluso proprio da pochissimo.  Nei giorni scorsi la notizia della sua assegnazione alla fondazione the Brass Group. Il teatro venne edificato nel 1692-93 e venne ristrutturato nel 1853 secondo il gusto neoclassico. In seguito l’edificazione dei nuovi teatri in città il S. Cecilia chiuse i battenti nel 1888 per poi essere convertito a destinazione industriale nel 1906. Il teatro ieri

vari palazzetti tra la via Cagliari e la piazza Teatro S. Cecilia:

Percorrendo la via Cantavespri arriviamo in piazza Rivoluzione (già Fieravecchia). Su questa piazza confluiscono due importantissime strade: la via Garibaldi (già via Porta di Termini) e la via Divisi. Su queste strade, e in particolare sulla prima sono visibili numerosi restauri, molti già conclusi.

Sul lato sinistro di via Garibaldi, ad angolo con la piazza possiamo vedere palazzo Scavuzzo, poi dei conti Trigona (oggi dietro i ponteggi) magnifico palazzo della prima metà del Cinquecento. Molto rimaneggiato nei secoli presenta ancora intatto il cortile interno:

Segue sullo stesso lato il superbo palazzo degli Ajutamicristo (oggi Moncada di Paternò), opera di Matteo Carnilivari del 1490-93, uno dei palazzi più importanti della città. Particolarmente importanti il portale e il cortile interno. Il restauro è finalmente decollato e interesserà l’ala di proprietà della Regione che lo destinerà a museo e uffici. L’ala settecentesca non sarà al momento recuperata.

Sul lato destro ad angolo con la piazza è visibile il restaurato palazzo del marchese Naselli Flores, risalente al ‘600 e rimodernato nel secolo successivo. Purtroppo il palazzo, uscito danneggiato dalla guerra, ma comunque non in condizioni terribili ha perso i suoi saloni in un terribile incendio qualche anno fa

segue questo edificio (oggi terminato):

Ancora più avanti il palazzo dei Burgio duchi di Villafiorita. Edificato nel ‘700 presenta un lungo fronte caratterizzato da balconi a “petto d’oca” e dal bel portale con balcone sovrastante. All’interno si conservano lo scalone, la “cavallerizza” (le scuderie) e i bei saloni del piano nobile:

ultimo edificio recuperato in questa importantissima strada della Palermo quattrocentesca è quello appartenuto ai Natale, marchesi di Monterosato, che presenta invece forme neoclassiche:

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7 Thoughts to “Così rinasce un quartiere (3)”

  1. adesso ci vorrebbe solo qualche negozietto in più e qualche automobile in meno…

  2. Athon

    E diciamo ancora una volta: pedonalizziamo il centro storico!

  3. Athon

    Quelle sagome sul Teatro S. Cecilia sostituiscono vere e proprie statue andate perse? Se così fosse, perchè non ricrearle? Inoltre, già che ci sono, ho sempre avuto una curiosità: a riempire le nicchie della Porta di Vicari un tempo devono esserci state delle statue. Chi rappresentavano? Perchè non ci sono più? E perchè a Palermo si fanno solo restauri conservativi? Mi rendo conto che un’opera originale è mille volte più pregevole di qualcosa di ricostruito, però se dipendesse da me non ci penserei due volte a ricostruire, per esempio, le ville liberty andate distrutte vergognosamente. E’ un parere.

  4. Luca

    Bellissimo!
    Pedonalizziamo, allineamoci al resto del mondo!

    Complimenti per il report!

  5. rujari81

    Di nuovo complimenti Maqveda.attendevo già da qualche giorno la nuova “puntata”.Tra l’altro quelli nelle foto sono luoghi a me cari,visto che la maggior parte dei locali serali che frequento si trovano proprio lì(soprattutto su piazza rivoluzione di fronte “palermu lu nicu”).
    Non vedo l’ora di veder scendere i ponteggi da palazzo scavuzzo/conti di trigona.
    Nota dolente che noto ogni sera:oltre lo scempio delle auto in sosta selvaggia,cio che mi fa piu tristezza è vedere una via così importante e carica di storia come via Garibaldi investita dal fenomeno della prostituzione.Sia chiaro:solidarietà verso chi è sfruttato,ma vedere compiere gli atti sessuali o vedere urinare nei marciapiedi queste giovani non è decisamente il massimo mentre parcheggi con la tua fidanzata per recarti in un locale.

  6. MAQVEDA

    Athon@, si le sagome sostituiscono le vecchie statue. In una rara foto d’epoca ho visto le statue originali, ma non so perchè oggi non ci sono più. Dalle foto d’epoca nei libri in mio possesso invece, sembrerebbe che le nicchie di Porta di Vicari siano sempre state vuote (almeno sino all’entrata in scena della fotografia, chissà.
    Per il restauro solo conservativo, è il più indicato, il meno invasivo, i falsi non sono mai una cosa buona, però il ripristino non è completamente ignorato a Palermo, del resto basta guardare gli interni ricreati al villino Florio all’Olivuzza (mediante foto d’epoca).
    E per ripristinare i villini di via Libertà (magari) che si fa? si demoliscono tutti i palazzi? un sogno un pò irrealizzabile. Ben venga invece la ricostruzione di villa Deliella alle Croci. Spera sempre un domani di (ri)vederla.

    rujari81@ palazzo Trigona sarà terminato nel 2012.

  7. Athon

    Grazie MAQVEDA, e complimenti 😉
    Per il resto, non sono un esperto ma amo Palermo in modo viscerale. Sono tendenzialmente d’accordo sul discorso relativo ai restauri però qualche settimana fa sono venuto a conoscenza di cose che mi hanno lasciato a dir poco sbalordito. Cercavo notizie sui danni dei bombardamenti a Palermo durante la Seconda guerra mondiale. A partire dal 7 gennaio 1943 cominciarono le aggressioni da parte delle “fortezze volanti” nordamericane che non scelsero più obiettivi militari ma, seguendo una nuova strategia, tesero a terrorizzare e demoralizzare la popolazione, colpendo i luoghi simbolo. Tra i luoghi pesantemente danneggiati e poi completamente ripristinati, ci sono la Basilica della Magione, Santa Maria della Catena, San Giuseppe dei Teatini, Palazzo Abatellis, le chiese della Gancia e della Martorana, Porta Felice e tantissimi altri monumenti. Oggi dico MENO MALE! Non potrei mai immaginare Palermo senza questi luoghi.

    Riguardo ai villini via Libertà, purtroppo non riesco proprio a rassegnarmi al fatto che la nostra città abbia perso quei gioielli invidiati da tutta Italia. Certo, non si possono demolire i palazzi però, anche se so già che verrò tacciato di ingenuità dai tanti realisti palermitani, a me piace sognare cose folli. I progetti di quegli eleganti villini sono quasi dei nostri giorni, non stiamo parlando di una chiesa arabo-normanna per cui il falso storico sarebbe eclatante e decisamente sconveniente. Fossi un magnate arabo o Bill Gates, ricostruirei tutto, anche altrove, in un utopico “Parco del Liberty”, alla memoria di Basile. Forse sceglierei l’area della Fiera del Mediterraneo…
    Vabbè…ho sognato. Scusate per i voli vertiginosi 😉

    http://laguilla.wordpress.com/ville-non-piu-esitenti-di-via-liberta/

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