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14 Thoughts to “Nuovi recuperi in via Schioppettieri alla Kalsa”

  1. piero82

    Bhe, su tante cose possiamo lamentarci..ma sul recupero del centro storico,dobbiamo ammettere che sta veramente ritornando a nuova vita! c’è tanto da fare,ma tantissimo si è fatto!

  2. Fabrivit

    http://www.livesicilia.it/2010/03/05/assalto-allautobus-raid-paura-e-bastonate/

    Questa è palermo, questa è la sua mobilità..una città alla deriva, allo sfascio totale, ho paura.

  3. Questa non è Palermo, questo è UN gruppo di delinquenti come sono presenti in tutte le grandi metropoli. In ogni caso sei Off Topic e NON devi postare la stessa cosa su tutti i thread del sito, altrimenti provvederemo a cancellarli.

  4. piero82

    Purtroppo nella mia povera ma splendida città,c’è gente inutile(come gli aggressori all’autista) che fortunatamente sono una sparuta minoranza, ma vi è tanta gente altrettanto inutile..sempre pronta a dare il premio nobel alla nostra città per situazioni che invece sono presenti in tutto il mondo! apparte il fatto che vorrei capire cosa c’entra quel link su un argomento che parla d’altro..bho!! siamo tutti liberi di criticare ed esprimere le propie opinioni…ma l’eccesso non lo sopporto propio!

  5. Metropolitano

    Credo che su questo il Comune sembra in grando di portare avanti i progetti. Per le infrastrutture incompiute ci vorrebbe un piano di riserva.

  6. Antonio Beccadelli

    Che frammenti del centro storico palermitano rinascano (si vedano, anche, i recuperi/restauri di via Celso e di piazzetta Montevergini) è indubbiamente un segno positivo. Meno positivo è, a mio personalissimo avviso, che tali operazioni di recupero/restauro siano solo ad opera di società immobiliari e che tutto avvenga senza una visione e un progetto unitario. Mai come adesso si nota l’assenza della Politica che – quando rettamente intesa – ha fra i suoi compiti anche quello di individuare modelli di sviluppo e convivenza civile; qualcosa, in tal senso, si è visto solo in anni ormai lontanissimi durante la prima sindacatura di Leoluca Orlando (nella seconda anche lui ha però “tirato a campare”).

    Il recupero/restauro di edifici dei centri storici affidato solo a logiche economiche private raramente ha prodotto “città vive”, ma solo una sorta di “città museo” imbalsamate (è quanto è accaduto, ad esempio, a Firenze: prezzi degli immobili “alle stelle” – acquistabili, perciò, quasi eslcusivamente da banche ed assicurazioni – e interi quarieri totalmente “deserti” dopo la chiusura delle attività commerciali).

    Un centro storico, per essere veramente “vivo” ha bisogno di un tessuto sociale che non può essere creato artificiosamente; male non sarebbe, ad esempio, che il Comune di Palermo restaurasse “in proprio” taluni edifici per poi affidarli all’Isituto Autonomo delle Case Popolari. Credo che nessuno possa negare che i quartieri più “dinamici” siano proprio quelli in cui la “miscellanea sociale” è più spiccata. A meno che non si pensi a “rioni bunker” (negli U.S.A. esistono) circondati da mura e cancellate e “difesi” da “gorilla” e guardie giurate. Ma, comunque la si pensi, la separazione per “caste” e “ceti” produce solo ghetti (meravigliosi quelli dei ricchi, schifosi ed abbandonati a se stessi quelli dei poveri).

    Il centro storico di Palermo può veramente divenire un risorsa per la complessiva rinascita della città, potrebbe risolvere i problemi abitativi di tanti “poveri cristi” e dare lavoro – a cominciare dalle imprese edili – per almeno un decennio. Tale “scommessa” mi pare l’unica sensata e possibile, mentre trovo figlia di una vecchissima logica “cementificatrice” il famoso (o famigerato) “piano Zamparini” teso costruire senza una vera necessità o guadagno per l’intera collettività cittadina.

  7. MAQVEDA

    @Antonio Beccadelli, condivido pienamente il tuo discorso, il fatto è che lo giudico al momento prematuro nel suo essere per certi versi allarmista, abbiamo davanti un centro storico che per il 99,99% è popolaresco e pieno di “macagna”, quindi parlare di imbalsamazione e elitarismo è un poco esagerato. E poi l’assegnazione di edifici come alloggi popolari è una cosa che si è sempre fatta, in quei quartieri che per ragioni storiche, di tradizioni o altro, non si vuole che muoiano, ossia i mercati di Ballarò, del Capo e della Vucciria, prediligendo i suoi vecchi abitanti nell’assegnazione delle case, magari proprietari di attività artigianali o commerciali che rendono vivi questi luoghi bellissimi.

  8. MAQVEDA

    @Fabrivit, non capisco cosa c’entrasse quel link con questo articolo, i palazzetti neogotici non aggrediscono le persone, bah.

  9. Antonio Beccadelli

    @#8

    Caro Maqueda,

    Ti ringrazio per l’attenzione. Mi fa piacere che tu sia, in linea di massima, d’accordo con me. Rispetto al mio “allarmismo” spero (e lo spero davvero!) di sbagliarmi, ma la storia edilizia di Palermo è caratterizzata – almeno dal secondo dopoguerra – da interventi edilizi scadentissimi e/o speculativi.

    I quartieri di edilizia economica e popolare costruiti ex novo in zone lontanissime dalla città storica (si pensi, ad esempio, alle “INA-Casa” comprese fra via U. Giordano e piazza O.Ziino o alle case “regionali” – anch’esse degli anni ’50 – fra via Munter e viale Regione Siciliana) sono state la “scusa” per far arrivare in posti “dimenticati da Dio e dagli uomini” le opere di urbanizzazione primaria (acque, fogne, energia elettrica…) propedeutiche allo scempio della Conca d’Oro e ai loschi affari di Lima, Ciancimino e sodali. Com’è noto gli abitanti del centro storico di Palermo – danneggiato dai bombardamenti alleati, ma molto meno di altre città – furono trasferiti in tali “quartieri popolari dormitorio” e il cuore del capoluogo siciliano a poco a poco smise di battere. Peraltro i pochi (per fortuna!) interventi edilizi “dentro le mura” del secondo dopoguerra furono veramente orribili (mi riferisco, ad esempio, alle case popolari di via G.Vesalio o a quelle di piazza Valverde)

    Rispetto ai palermitani “veraci” che ancora abitano i cosiddetti “quattro mandamenti” ho qualche dubbio in ordine a loro numero ed è certo che edifici più fatiscenti sono occupati (spesso con locazione pagate in nero) dagli immigrati più o meno recenti.

    Gradirei sapere cosa sono i “macagna” cui fai riferimento nella Tua nota.

    Un cordiale saluto, Antonio

  10. MAQVEDA

    Beh per macagna intendo purtoppo la criminalità che ancora attualmente vi regna, magari non più sovrana come prima, ma vi regna. Non era certo riferito alla gente semplice (degnissima), ma solo ed esclusivamente ai malavitosi, ai signorotti di borgata, i prepotenti e di scene fastidiose ancora se ne vedono tante in giro. Per quanto ami i mercati storici, pur di non vedere più certe cose, credimi, preferirei ad un certo punto un centro storico imbalsamato e elitario tipo Roma e Firenze.

  11. Andrea Bernasconi

    Grazie a Maqueda per i suoi servizi, sono molto sensibile al recupero del centro storico.

  12. Crima

    @Antonio Beccadelli
    Non vorrei apparire classista quale non sono……ma dissento con il tuo punto di vista. L’unico modo per far rinascere il centro storico di Palermo è che questo torni interamente nelle mani della borghesia. Poichè la ristrutturazione del centro storico è in mano ai privati sono i ceti più abbienti che possono facilitare una rinascita dei nostri meravigliosi mandamenti. Fino a quando il centro storico sarà abitato dagli extracomunitari e dalla “macagna” si potrà continuare a restaurare gli immobili ma il ceto medio-alto preferirà affittare i suoi bei appartamenti ben che vada a studenti e fuori sede. La rinascita del centro storico richiede una mobilitazione culturale che difficilmente può essere portata avanti dai ceti sociali meno abbienti che per deficit d’istruzione e cultura non sono in grado di favorire. Rispetto comunque la tua opinone.

  13. Crima

    @MAQVEDA

    Sei un grande! Seguo quotidianamente i tuoi post su skyscraper per verificare lo stato d’avanzamento dei lavori di ristrutturazione del centro storico (è diventata un’ossessione). Anch’io sogno da una vita un centro storico restaurato elegante e raffinato come quello di città come Firenze e Roma. Il patrimonio artistico non manca….purtroppo manca tutto il resto.
    E’ cmq una fortuna vedere che esistono persone come te che si attivano anche soltanto attraverso l’informazione per il miglioramento dello stato attuale.
    Continua così Maqveda!

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