Il recupero del centro storico: un piano di interventi da 2 milioni di euro

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Il recupero del centro storico, la riqualificazione del suo tessuto edilizio, la rigenerazione sociale e la rivitalizzazione del tessuto economico richiedono la costante applicazione di due approcci complementari: la strategia di medio-lungo periodo e la capacità di interventi concreti ed immediati. La prima fornisce il quadro delle regole e degli obiettivi, i secondi ne dimostrano l’efficacia e consentono di fornire risposte immediate in un quadro di coerenza e non di pura reazione all’emergenza.

In quest’ottica è stato predisposto dall’Assessore al Centro Storico, Maurizio Carta, un piano di interventi per circa 2 milioni di euro recuperati attraverso opportune economie nel proprio bilancio operativo. Il piano è così articolato: 400.000 euro per interventi urgenti sugli edifici comunali pericolanti o con necessità di interventi di ripristino della abitabilità in conseguenza dei danni causati dalle eccezionali piogge di questi giorni.

Tali interventi consentiranno anche di ripristinare lo stato degli alloggi sgomberati. La delibera è pronta e sarà approvata dalla Giunta lunedì 26 ottobre per la sua immediata operatività con il metodo dell’appalto aperto. 200.000 euro per interventi sugli spazi pubblici (strade, marciapiedi, arredo urbano, etc.). 30.000 euro saranno destinati per l’illuminazione delle strade, intervento indispensabile sia per il decoro che per la sicurezza dei quartieri. 200.000 euro saranno destinati al completamento delle rifiniture e degli arredi del Teatri Garibaldi in modo da accelerare la sua riapertura, non solo per restituire un bene culturale alla città, ma anche per farne motore di attività culturali e di animazione in una delle aree che costituirà “progetto pilota” del nuovo PPE. Dalle economie dei fondi per l’emergenza sismica sarà destinato 1 milione di euro al completamento di due o tre interventi di restauro strutturale di edifici in modo da restituirli in tempi brevi alla fruizione. Infine, attraverso il bando regionale sui cantieri di lavoro saranno effettuati 5 o 6 interventi sugli spazi pubblici e sui marciapiedi, con prevalente attenzione a quelle aree limitrofe agli edifici recentemente restaurati in modo da completarne la qualità e l’attrattività.

“Siamo consapevoli che tale cifra non è sufficiente a risolvere tutte le criticità afferma l’Assessore Carta – ma in un momento di crisi e di emergenza abbiamo il dovere e la responsabilità di iniziare a dare risposte concrete, non facendoci impaurire dalla scarsità di risorse, ma utilizzando quelle esistenti al meglio in modo che possano servire da incentivo e da moltiplicatore di altre risorse pubbliche o da attivatore degli interventi privati”.

A queste risorse si affiancheranno quelle prodotte dalle economie prodotte dai bandi di finanziamento ai privati, circa 10 milioni di euro, per i quali si sta predisponendo una delibera che sarà sottoposta a breve al Consiglio Comunale per indirizzarne l’utilizzo verso l’edilizia pericolante. Le qualità e le potenzialità del centro storico, gli interventi pubblici e gli investimenti privati possono avviare un importante programma di “interventi anti-ciclici” rispetto alla crisi, a patto che avvengano nell’ambito di regole certe e senza erodere qualità e identità del tessuto storico, ma anzi alimentandosi di esse. “Della strategia generale per il centro storico – dichiara l’Assessore Carta – farà parte la riapertura presso l’Unesco del Dossier di candidatura del centro storico di Palermo come Patrimonio dell’Umanità, già presentato nel 2006 e in attesa di approfondimenti e ulteriori valutazioni”. “Gli interventi degli ultimi anni, il ritorno di abitanti e di attività e la previsione di un nuovo piano delle regole, ma anche del progetto e delle politiche, può portare al riconoscimento del valore mondiale del nostro centro storico – pur con criticità comuni a molti altri centri storici già inseriti nella lista – e potrà agevolare e accelerare le politiche di rigenerazione urbana, contribuendo in maniera significativa al rilancio della città a partire da una delle sue eccellenze e all’inserimento nei circuiti internazionali delle città della cultura”. (Fonte SiciliaInformazioni)

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8 Thoughts to “Il recupero del centro storico: un piano di interventi da 2 milioni di euro”

  1. matteo88

    Penso sia un buon punto d’inizio.
    Però volevo anche informarvi su un’operazione a mio parere molto positiva fatta in altri comuni (ammesso che non ne siate già al corrente): spesso nei centri storici ci sono palazzi abbandonati, o di proprietà del comune, ridotti veramente male. Allora molto comuni vendono questi palazzi alla cifra significativa di 1 euro, ma con obbligo di restauro, ovviamente nel rispetto di tutte le regole relative al restauro appunto.
    In questo modo la spesa da parte del comune diminuisce nettamente e i privati si accollano l’onere di rinnovare zone del centro altrimenti abbandonate, con l’ulteriore vantaggio della ripopolazione di certe zone e quindi la loro riqualificazione.

  2. tasman sea

    ben detto, ripopolamento. a me personalmente non interessa un centro storico tutto allicchittato, vuoto come un guscio. bisogna cominciare dal tessuto sociale. alla vucciria, incentivare la riapaertura di molte botteghe, il ritorno dei residenti, la fruizione degli spazi.
    al contrario, una politica speculativa potrebbe consegnare il centro storico ai palazzinari, monopoli di imprese che si accaparrano intere fette di citta’ e le rendono ostaggio dei loro interessi. risultato: case sfitte, strade vuote, mercati destinati all’estinzione.
    c’e’ un’enorme differenza fra un restauro solamente strutturale e un centro storico che vive veramante.
    allo stato dei fatti, alcune aree si stanno ripopolando, grazie ad interventi di edilizia popolare. non piu’ deportare i senzacasa in periferia, ma offrir loro un alloggio nel quartiere stesso.

  3. @tasman sea:
    sono d’accordo con te. Il restauro fine a se stesso non serve a nulla, anche perchè siamo abituati a vedere edifici monumentali che dopo pochi anni del restauro, ritornano in condizioni di degrado proprio perchè non hanno vita e non sono custoditi e facente parte di un tessuto urbano che pulsa di vita.

    Poi è tutta una conseguenza: il palazzo non vive, la strada ovviamente rimane deserta (con annessi problemi di illuminazione e sicurezza) e l’intera area rimane solo un bel presepe.

    In tal senso, occorre una programmazione degli interventi sul tessuto storico, non solo dal punto di vista architettonico, ma anche sociale e culturale. Prevedere la destinazione d’uso di queste aree e il modo per avvalorarle è fondamentale.
    Quindi che ben vengano bandi e incentivi per investimenti sociali/culturali in questi edifici.

    In città ci sono già alcuni lieti episodi di riqualificazione urbana (sia architettonica che sociale) come la Kalsa. Cerchiamo di rivalutare pian piano tutti i meandri del nostro enorme centro storico.

  4. Andrea Bernasconi

    bisogna fare attenzione anche, nel caso di edilizia popolare, a chi si danno in mano le case appena restaurate… spesso il degrado di edifici rinnovati dopo pochi anni dipende anche e soprattutto dall’incuria di chi ci vive…
    senza far razzismo sociale, ma è la realtà.

  5. MAQVEDA

    Ottima notizia, davvero, è forse la prima volta che sento seri discorsi su una riqualificazione urbana da parte del Comune, oltre che del restauro dei singoli edifici, che già di per se è tantissimo, ma non è sufficiente. Purtroppo devo dire di essere pienamente daccordo con Andrea, potrei già citarvi più di un paio di esempi di edifici restaurati, dati come casa popolare e già brutalmente ridegradati:( Lo so che può sembrare razzismo sociale, ma spesso condizione sociale e non curanza verso il contesto in cui si vive, con conseguente degrado, vanno di pari passo. Ovviamente non voglio fare di tutta l’erba un fascio, moltissimi edifici a distanza di anni sono ancora in condizioni ottime.

  6. MAQVEDA

    Del resto l’epurazione totale di certe zone come i mercati storici, potrebbe dare loro solo il colpo di grazia, e penso che tutti teniamo ai nostri mercati storici, per quanto io per primo li vorrei più puliti e razionalizzati, senza però travisarne l’anima. Se un domani Ballarò fosse tutto abitato da medici, avvocati e professionisti (e probabilmente prima o poi accadrà), non sarebbe più Ballarò:(

  7. matteo88

    Beh il problema di dare le case a gente che poi non le cura secondo me si può risolvere dandole a famiglie con l’obbligo di restauro. La mia idea era questa, non quella di regalarle a speculatori edilizi, per fargliele rivendere a caro prezzo.
    In questo modo le persone avendo curato loro stesse il restauro(sempre secondo precise regole dettate dal ministero o assessorato ai beni culturali), ed essendo la casa di loro proprietà e non del comune, saranno incentivate a tenerle in buono stato….poi è ovvio che ci possono essere anche casi estremi.
    In questo modo invece di costruire nuove case popolari il comune potrebbe far pagare un piccolo affitto, come si fa ora, che magari anche in 15 o 20 anni lo faccia rientrare dalle spese per il restauro (che evidentemente sarebbero anticipate dal comune)…..ed evitiamo di creare quartieri tipo lo zen.

  8. SalParadise

    Questo piano di interventi proposto mi sembra una cosa eccezionale sperando ovviamente che quanto è stato appunto proposto venga realizzato. Secondo me ci sono comunque due problemi fondamentali che vanno contro il ripopolamento e il restauro del centro storico: 1) finora si sono restaurati molti palazzi ma la maggior parte degli spazi pubblici tra cui strade, piazze e giardini sono rimasti nello stato di degrado in cui erano, cito tanto per fare un esempio la piazza del Garraffello alla Vucciria in condizioni disastrose. 2) le persone quando vanno ad abitare da qualche parte chiedono di avere vicino casa un certo numero di servizi essenziali; nel centro storico di Palermo, a parte i mercati storici, che io sappia, esistono ad esempio pochi supermercati o comunque negozi di alimentari di una certa grandezza, per non parlare di negozi di generi non di prima necessità. Secondo me il comune, oltre a quello che già sta facendo, dovrebbe far pagare meno tasse o incentivare in altra maniera chi vuole aprire un’attività commerciale nel centro storico a servizio dei residenti.

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