L’ultimo chilometro per una Palermo vivibile e all’avanguardia

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Per "Diventa articolista per un giorno", un interessantissimo post da leggere tutto d’un fiato per riflettere:

Salve a tutti,

Ho visto il tracciato del passante ferroviario, davvero impressionante, se messo in atto potrebbe veramente portare solo benefici alla città, però ha due piccoli difetti, uno è la cattiva volontà dei palermitani ad abbandonare la propria automobile, purtroppo però su questa non ci si può fare molto. La seconda è “il problema dell’ultimo chilometro”; nell’ambito dei trasporti l’ultimo chilometro è la distanza che separa il viaggiatore dalla fermata del bus, del metrò o di qualsiasi altro mezzo connesso ad una rete di trasporti più vicina alla sua destinazione e la sua destinazione.

Facciamo un’esempio pratico: poniamo che lo zio Giovanni lavori alla Fincantieri in fondo a via dei cantieri e che per arrivare ogni giorno a lavoro utilizzi l’anello del passante ferroviario che lo lascia a piazza Giachery, il tratto che lo zio Giovanni dovrà percorrere a piedi tra piazza Giachery e il cancello della Fincantieri è l’ultimo chilometro.

Andando oltre l’esempio, l’ultimo chilometro è il problema più importante dei sistemi di trasporto urbani, infatti è impensabile un sistema di trasporto urbano centralizzato con una distribuzione delle fermate così capillare da consentire agli utenti di raggiungere due punti qualsiasi della città senza usare un mezzo individuale. Da questo viene da se che il passante ferroviario con le annesse linee tramviarie, di metropolitana leggera e gli autobus non basteranno a dissuadere i palermitani ad abbandonare le automobili per i loro spostamenti di ogni giorno.

Però basta guardare non molto lontano per trovare delle soluzioni interessanti al problema dell’ultimo chilometro, nella città di Parigi hanno risolto creando dei piccoli chioschetti in cui poter affittare a prezzi bassi delle biciclette per potersi spostare senza problemi nelle aree non coperte dai mezzi pubblici.

La società si chiama Velib, si può visitare il loro sito per maggiori informazioni www.velib.paris.fr , hanno 821 stazioni sparse per tutta l’area metropolitana di Parigi ed un parco di oltre 10000 biciclette, il funzionamento è semplice: si và in una qualsiasi stazione della Velib e si paga 1€ (1936,27 delle vecchie lire italiane) in cambio viene rilasciato un tagliando che da diritto ad utilizzare, per tutto il giorno, una bicicletta, il mezzo può essere preso in consegna presso la stazione dove si è avuto il tagliando o in una qualsiasi delle altre stazioni; una volta finito di usarlo non si deve fare altro che riconsegnare la bicicletta alla stazione più vicina; in definitiva un utente, per tutto un giorno, può spostarsi per tutta la città di Parigi, pagando solo un euro, senza inquinare e facendo esercizio fisico.

 

Per la cronaca, la Velib fa anche abbonamenti settimanali del costo di 5€ ed annuali del costo di 29€.

Provate a pensare questa soluzione in sinergia con il passante ferroviario, le stazioni di metropolitana leggera, le fermate dei tram, le principali stazioni di scambio dell’AMAT e le principali piazze e vie a largo traffico cittadino: scendete da casa, fate due passi, pagate 1€, prendete una bici ed arrivate alla più vicina stazione AMAT o del tram o della metro, lasciate la bici e prendete il mezzo che vi serve per raggiungere la stazione più vicina alla vostra destinazione, prendete un’altra bici, che avete già pagato, pedalate fino alla vostra destinazione avendo cura di lasciare la bicicletta alla stazione di deposito più vicina; il risultato di tutto questo giro?

Avrete speso si e no 3€ per prendere due mezzi pubblici, di cui uno potrete continuare ad usarlo per tutto il giorno e non dovrete dividerlo con altri, non avrete inquinato, avrete fatto un po’ di esercizio fisico, vi siete goduti la nostra città e, in caso l’amministrazione comunale decida di istituire delle ZTL, blocchi della circolazione o targhe alterne, avrete una valida alternativa alla vostra automobile; se considerate inoltre che le varie stazioni di scambio per le biciclette, può essere dotata di una tettoia fotovoltaica per produrre energia per la rete elettrica urbana.

Fino a qui belle parole, ma chiediamoci se è fattibile fare una cosa del genere nella nostra Palermo, se escludiamo le cattive abitudini di molti, per non dire di quasi tutti i palermitani, secondo me è possibile. Iniziamo dal primo problema, i fondi, dove reperire il denaro per realizzare una rete di stazioni per biciclette simile a quella di Parigi? Stiamo parlando di un investimento tra i 750000 e il milione di euro, solo per iniziare a costruire le stazioni e comprare le biciclette, di sicuro l’amministrazione comunale non ce li ha, una colletta tra tutti i residenti credo sia da escludere, rimane una soluzione alternativa il project financing, per chi volesse approfondire questo è il link (http://it.wikipedia.org/wiki/Finanza_di_progetto) .

In parole povere il project financing funziona così: l’amministrazione comunale si occupa di approvare il piano con cui realizzare il progetto, in pratica elimina tutte le pastoie burocratiche per chi effettivamente deve realizzare l’infrastruttura, la società che accetta di realizzare l’infrastruttura mette una parte del capitale iniziale. Il resto viene finanziato da banche e istituti di credito, la società che realizza l’infrastruttura e le banche la hanno in gestione per un lungo periodo, 80 o 90 anni, in cui potranno incassare gli utili, finito il periodo di gestione l’infrastruttura passa ad essere di proprietà dell’amministrazione comunale.

Quindi se la nostra amministrazione comunale approvasse un progetto del genere sorgerebbe un secondo problema, chi realizzerebbe realmente questa infrastruttura? Questo, almeno a mio parere, è un falso problema, in quanto credo che nessun imprenditore lungimirante si lascerebbe sfuggire un’occasione del genere, comunque in prima battuta penso che i primi a poter essere interessati potrebbero essere gli stessi che hanno creato la Velib a Parigi, coadiuvati da qualche azienda produttrice di biciclette, seguiti da qualsiasi gruppo bancario visto che si stà offrendo un introito costante a lungo periodo.

A questo punto abbiamo un progetto approvato, delle aziende che costruiranno l’infrastruttura e dei finanziatori, che cosa manca? La manodopera, stiamo parlando di un paio di centinai di posti di lavoro, qui viene in aiuto l’amministrazione comunale, se non ricordo male ci sono un gran numero di LSU che il comune deve sistemare in qualche modo e che, obbiettivamente, ha alcune difficoltà a sistemare, quindi perchè non sottoporre la lunga lista di LSU a chi dovrebbe realizzare l’infrastuttura, con l’obbligo di trovare buona parte della forza lavoro necessaria tra gli LSU?

Ricapitolando: realizzare un sistema di stazioni di scambio dove poter affittare delle biciclette per spostarsi all’interno della città è possibile, il comune deve solo approvare il piano, le aziende che si assumono l’onere di realizzarlo lo avranno in gestione per 90 anni, avranno l’obbligo di trovare tra il 70% e l’80% dei lavoratori necessari alla realizzazione e alla gestione dell’infrastruttura tra le liste di LSU fornite dal comune, in cambio i realizzatori potranno incamerare, del tutto o in larga parte, gli introiti generati dalla struttura, potranno avere sgravi fiscali per tutta la durata del periodo di gestione sulle tasse comunali e sul costo del lavoro.

Tutto quello di cui ho parlato può sembrare troppo lineare, troppo facile, ma non è così. Ci vuole tempo e volontà, non da parte dell’amministrazione comunale, degli imprenditori o di chissà chi, ma volontà da parte nostra ad utilizzare meno la nostra automobile ed ad essere meno pigri, a convincerci che se cambiamo le nostre abitudini forse faremo un po’ di mala vita, avremo qualche piccolo disagio all’inizio, che magari ci sembrerà insopportabile, ma se terremo duro alla lunga avremo dei vantaggi, le nostre tasche saranno un po’ meno vuote di soldi, la nostra salute sarà un po’ migliore, la nostra città sarà un po’ meno invivibile.

Io spero che un’idea del genere venga presa in seria considerazione prima o poi, che il comune inizi a fare più ZTL, targhe alterne e blocchi del traffico privato ma solo dopo essere stato messo in grado di dare tutti gli strumenti per noi di muoverci e vivere le nostre vite.

Gaetano Benanti

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8 Thoughts to “L’ultimo chilometro per una Palermo vivibile e all’avanguardia”

  1. Disconoscevo questo servizio e devo dire che, a questi prezzi, è veramente regalato. Cioè, 29 euro annuali per poter usufruire delle biciclette in tutta la città è assolutamente regalato.
    Servirebbe un bel piano di pubblicizzazione, promossa direttamente dal Comune, per convincere (a tempo debito) i palermitani.

  2. fatamorgana

    ottimo articolo. Ottima proposta. Ottime idee. Ottime soluzioni. Il Piano Strategico di Palermo da oggi l’opportunità di realizzare interventi di mobilità sostenibili come quelli presentati in questo articolo. L’unica cosa che dobbiamo tenere in mente è che il comune di Palermo non può pensare di realizzare tutto ciò da solo. Nel senso che i privati devono entrare nella progettazione della palermo dei prossimi anni. Il Programma Operativo 2007-2013 per la Sicilia (FESR) all’Asse 1 (mobilità) prevede finanziamenti x interventi per la riduzione della mobilità privata nelle aree urbane. E costruire partenariati pubblico-privati per progetti da finanziare con l’asse 1 del PO 2007-2013 rappresenta premialità nei punteggi che un comune (dotato di piano strategico) può avere riconosciuta.
    E allora…non dobbiamo solo “sperare” che il comune “faccia” questo o quello, ma dobbiamo contribuire con le nostre competenze idee e professionalità alla progettualità per realizzare gli interventi per rendere l’ultimo km più comodo per i palermitani (progetti tipo il velib francese o il bike sharing romano che x la prima mezzora è gratis addirittura).
    Quindi passiamo dallo step/approccio “speriamo” allo step/approccio “progettiamo realizziamo e gestiamo insieme”. Come avviene a parigi, roma, helsinki, ecc. E i ragazzi di Mobilita Palermo mi capiscono a volo perché hanno partecipato attivamente e propositivamente ai laboratori del Piano Strategico della città di palermo.
    Il progetto Velib parigino lo conoscono in tanti, l’importante è proporlo a palermo, progettarlo, realizzarlo e gestirlo. Non solo parlarne nei blog. Io su Rosalio ne parlai ai tempi dell’inaugurazione del velib (ho persino la pagina di repubblica che parlava dell’inaugurazione appesa al muro del mio ufficio). Ma bisogna proporre progetti, essere in grado di realizzarli e gestirli. Oggi è importante questo. Non è più tempo di fare analisi, è tempo di “FARE” e chi sa fare si faccia avanti con progetti esecutivi e cantierabili. Infatti nel project financing il privato propone all’ente pubblico già il progetto esecutivo (oltre a mettere i soldi). Trovare partner economici diventa importante nella realizzazione di questi tipi di progetto. Almeno così avviene in tutta europa in molti campi (cultura, mobilità, servizi a persone/imprese).
    Ho partecipato a tutti e 4 laboratori del piano strategico proponendo progetti in partenariato. Il mio dovere l’ho fatto. Come anche l’hanno fatto i moschettieri di Mobilità Palermo.
    Noi non abbiamo sperato!
    Abbiamo sparato le nostre cartuccie in un processo istituzionale codificato !!!
    Ed ora siamo in attesa di feedback dall’istituzione. Che dovrebbe arrivare con la redazione del documento intermedio di Piano Strategico (primi mesi del 2009). Siamo in trepidante attesa…

  3. liamazzola

    Anche a Barcelona (E) esiste un sistema simile di bike sharing: http://www.bicing.com

  4. IoGomesio

    davvero ottimo. ma ancora nessun tram all’orizzonte.

  5. Volevo rispondere a fatamorgana, spero di non sembrare polemico perchè non è mia intenzione esserlo, sono perfettamente daccordo che non dobbiamo sempre stare a sperare che siano le istituzioni e le amministrazioni a fare qualcosa, perchè spesso e volentieri queste ultime non hanno i fondi per attuarle, nel mio articolo non chiedo all’amministrazione comunale di mettere in campo risorse economiche, ne tanto meno lo chiedo a chi frequenta questo sito, l’unica cosa che si chiede all’amministrazione comunale è collaborazione fattiva, con l’eliminazione delle pastoie burocratiche, con agevolazioni fiscali totali per coloro che creano progetti come quello che ho descritto o che sono di evidente utilità per la nostra città, un forte appoggio morale.
    Io in prima persona vorrei imbarcarmi nella creazione di questo progetto, ma non ho le risorse finanziarie, le conoscenze, potrei farmi un giro per vari istituti finanziari e banche, con un business plan dettagliatissimo e a prova di bomba, grafici, studi di mercato e via discorrendo ma senza un contratto in mano che si possa tradurre in profitto per chi finanzia ed un nome che dia garanzie alle spalle, non vado da nessuna parte.
    Quello che fà questo sito è ammirevole, il comunicare è importantissimo, quello che serve è volontà comune per cambiare in meglio la nostra città, comprendendo che si devono fare dei sacrifici e a volte soffrire un pò di scomodità.
    La mia parte la stò facendo, scrivendo articoli come questo e dando la mia disponibilità personale a realizzare, con le mie capacità e secondo le mie possibilità, ciò di cui scrivo.

  6. Gaetano, il tuo discorso non fa una sbavatura.
    E’ ovvio che qualsiasi idea ha bisogno anche e soprattutto dei soldi per essere realizzata, e come giustamente tu dici, il Comune dovrebbe essere il primo garante di se stesso quando si parla di opere per la collettività.
    Il riferimento di FataMorgana ai privati credo che fosse più una sollecitazione e un invito a chi possiede dei capitali nel farsi avanti e proporsi attraverso gli strumenti preposti, investendo su questa città e su questa gente in cui pochi credono.
    Ecco, probabilmente la vera rivoluzione palermitana dovrebbe partire dagli “investimenti” da parte dei privati, che fino a ora sono rimasti con le ali “tappate”. E credo seriamente che alcuni di questi (i privati) possano garantire più sicurezza e affidabilità dell’attuale macchina comunale.
    L’amministrazione invece, in questo momento di difficoltà dichiarata e evidente, dovrebbe momentaneamente “farsi da parte” ma agevolando e controllando chi attualmente può generare sviluppo e benessere per questa città.

  7. ammaciuni

    non servono bici e nient’ altro…
    basta mettersi alla fermata del buso all angolo della strada e prendere il bus che ti porti avanti per quel chilometro… gia attualmente Palermo è copertissima come linee di autobus, se non fosse per la puntualità sarebbe un servizio ottimo…
    io lo integro perfettamente con la “metropolitana” attuale, figuriamoci con i progetti futuri…
    io esco la mattina alle 8 e ritorno alle 20, mi muovo solo in treno e bus, a volte per arrivare in alcune zone prendo 2 bus e 1 treno!
    l’ auto la prendo solo la sera, in cui si può camminare discretamente senza il traffico quotidiano

  8. boccadifalco

    veramente ottimo il servizo di cui si parla, lo sperimentato in prima persona la scorsa estate. ha mio modesto avviso il problema da porre e quello che stiamo palando di parigi una città per cosi dire civile e con un sistema di trasporto urbano di massa davvero notevole. a ben vedere palermo anche quando tutti i progetti in cantiere e non (metropolitana leggera )saranno finiti non potra neanche minimamente competere con un servizio cosi efficente. e poi c’e anche da considerare che la paralisi delle nostre amministrazioni e tale che questi divari sono sempre destinati a crescere, mentre gli altri fanno tre passi avanti noi ne compiamo quando va bene uno mentre occorrerebbe corre per cercare di colmare i ritardi di anni ed anni di sciupo di denaro pubblico.si salvi chi può

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